Il Sole24Ore, supplemento Nòva, l’inserto dedicato alle tecnologie fondato da Luca De Biase.
In prima pagina, un articolo che ho trovato interessante sia dal punto di vista sociale che professionale: un bell’esempio di come l’Italia oggi sta affrontando l’obiettivo ricerca ovvero come siamo visti dal punto di vista “innovazione” dal mondo intero e quale sarà la probabile evoluzione dei motori di ricerca, l’intero futuro delle ricerche in rete.
Nell’articolo di Antonio Larizza, si racconta un piccolo pezzo di storia del mondo internet e di come un italiano, un ricercatore oggi quarantunenne dell’università di Padova ha inventato l’algoritmo che, evoluto nel tempo, utilizziamo tutti i giorni facendo ricerche su Google.
La storia è datata 1997.
Durante la sesta conferenza internazionale del World Wide Web Massimo Marchiori, un matematico Italiano, presenta Hyper Search, il suo motore di ricerca.
Aveva capacità che tutti gli altri motori dell’epoca come Excite, nemmeno immaginavano, era in grado di capire in modo molto più evoluto le necessità di ricerca dell’utente e di offrire sempre link pertinenti.
Un giovane gentile e curioso lo avvicina dopo la presentazione, i due pranzano insieme, cenano insieme, passano la giornata successiva insieme.
Il ragazzo rimane molto colpito, gli dice che vorrebbe provare a sviluppare quell’idea, che a Stanford avrebbe trovato dei finanziamenti.
Quel giovane era Larry Page.(1)
Bellissima la risposta di Marchiori alla classica domanda del perchè rimanere ancora in Italia a fare il ricercatore rifiutando continue offerte dagli USA: “Se hai una casa con i buchi nel soffitto, o scappi o provi a ripararli. Io ho deciso di non scappare”.
Sentendomi parte di quelli che “sono rimasti” non riesco a trattenere un pò di orgoglio, leggendo di chi continua a costruire e a credere in questo paese e nelle grandi potenzialità e capacità Italiane nonostante le immense difficoltà di tutti i giorni.
Marchiori parla anche di un altro argomento molto interessante che credo sarà il futuro dei motori di ricerca per come li “viviamo” oggi, un futuro che si vede anche nelle scelte commerciali degli ultimi mesi di Google.
Avvicinare il motore di ricerca basato su algoritmi e informazioni razionali a quelle che sono invece le esigenze di chi usa il motore.
Non avere un’esperienza unica, in cui il motore di ricerca riceve una domanda e da una risposta che viene data assunta certa e la più affidabile.
Ma creare un’interazione fra utente e software.
Il motore di ricerca di terza generazione è basato sull’interazione delle persone con il sistema.
Il web diventa sempre più sociale, sempre più un unico mainstream, persone ed informazioni, pensieri e dati sono fusi e devono essere confrontati e validati non solo da un algoritmo con una metrica che può anche non essere neutrale ma da un sistema più evoluto, a metà fra tecnologia e sociologia.
Proprio dall’evoluzione del web che non è più solo una raccolta di informazioni digitalizzate, ma una comunità che vive e scambia emozioni e informazioni e si muove secondo dinamiche sociali e non più solo tecnologiche.
Internet, come i device che utilizziamo per accedere alla rete sono diventati solo supporto e interfacce di un tessuto “tecnosociale” che vive, si parla, evolve.
Ora tutto questo ha bisogno di un nuovo indice moderato, non più solo una macchina che archivia informazioni e le ripropone dando per scontato proposte corrette, ma una intelligenza artificiale che comunica con il mondo sociale e suggerisce informazioni che sono ogni giorno moderate e migliorate per quelle che sono le esigenze dinamiche e in evoluzione continua dell’uomo.
Marchiori ha già qualche idea.
(1) Il fondatore di Google insieme a Sergey Brin