La cultura aziendale parte delle persone, dal modo in cui trasferiamo loro il core business e dal modo in cui le trattiamo. Ma anche e soprattutto dal modo in cui le facciamo entrare all’interno dell’azienda e decidiamo se e come dovranno farne parte. Creare armonia e integrazione in uno spazio professionale e motivare lo staff, porta grossi profitti.
Proprio stamattina leggevo i 4 modi, suggeriti da Mark Lukens su FastCompany, per modificare la cultura aziendale e renderla positiva. In particolare, mi sono soffermato sul primo modo: Think Collectively, cioè pensa collettivamente, in modo “collettivo”. Sono tre i punti fondamentali che, secondo la mia modesta esperienza, non vanno sottovalutati, ma assorbiti e sfruttati.
La cultura aziendale non si può imporre
Partendo dallo scopo principale del business e del perché si è deciso di investire tempo e risorse nello sviluppo di un progetto, la cultura aziendale viene fuori in modo quasi naturale.
L’esempio: se l’obiettivo del mio business è guadagnare soldi da investire poi nella ricerca sul cancro, probabilmente chi entrerà a far parte del mio staff dovrà essere altruista e in qualche modo essere interessato al futuro della scienza e alla medicina. Non sarò io a dover imporre l’obiettivo principale dell’azienda ma sarà il mio staff a doverlo sentire proprio.
I nuovi collaboratori devono essere scelti in base al modo in cui potrebbero accettare la cultura aziendale
Credo che soffermarsi solo sulle esperienze descritte nel CV, sia sbagliato. Conoscere veramente le persone a cui si vuole affidare parte del business, è uno dei compiti fondamentali di un imprenditore. Con un incontro non troppo formale, è possibile stabilire un primo contatto e comprendere davvero chi abbiamo davanti, e perché.
L’esempio: qualche tempo fa, eravamo alla ricerca di collaboratori esterni per sviluppare un nuovo progetto, e mi si è presentata, tra gli altri, una freelance con 12 anni di esperienza nel campo (parliamo di Internet, di social media e di copywriting).
La sua era una bella esperienza, ma non la cosa più interessante. L’ho voluta incontrare quando, invece che chiedere di contratti e garanzie, ha chiesto un rimborso spese e ha aggiunto: “aspettate di vedere cosa sono in grado di fare. Una volta raggiunti gli obiettivi prefissati, parleremo di soldi”.
Di lei, mi hanno colpito l’umiltà e la passione. Il coraggio di credere davvero nel proprio impegno, nelle persone con cui creare un progetto comune. Regole fondamentali per un gruppo di lavoro solido che voglia creare eccellenza nel mercato.
Lo staff deve contribuire alla fondazione di una cultura aziendale
Non siamo noi a dover decidere e costruire la cultura aziendale. Sono le persone che scegliamo per far crescere il nostro business, ad essere importanti in questo senso. È essenziale partire dagli obiettivi primari per decidere chi assumere, certo, ma saranno poi le stesse persone che inizialmente abbiamo scelto a formare la vera cultura aziendale.
L’esempio: se i tuoi primi collaboratori credono nella condivisione delle idee e si confrontano continuamente, probabilmente una delle caratteristiche dell’ azienda sarà la partecipazione, intesa come dialogo continuo.
È quello che spesso succede qui, nella sede principale della nostra attività, dove l’utilizzo di strumenti di collaborazione online ci permette di far nascere e sviluppare progetti nuovi, idee brillanti per aiutare i nostri clienti a fare meglio.